L’idea di Struttura

L’idea di Struttura

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Premessa

Sto per scrivere qualcosa. Ognuno può leggere con gli occhiali che ritiene, ognuno può interpretare ogni parola come pregna di idee derivanti dallo studio di pensieri altrui, ognuno può cogliere sillogismi, anche ingenuamente saltatori. Mi sembra chiaro a questo punto che i concetti di Vero, bene, giusto, bello, etc, esistono in forma oggettivabile solo nella mente di chi è protagonista del discorso.
Lì nascono, esistono non sempre come semplici concetti e navigano. La loro condivisibilità parziale spinge molti imbecilli a ritenerli “oggettivi”. Solo il fatto di essere vivi o essere morti è oggettivo.

Nocciolo

Oggi vorrei ragionare sull’idea di STRUTTURA.
In poche righe il discorso potrebbe divergere ai limiti della galassia. Non vorrei che fosse così. L’arte tra le tante cose serve proprio per fare sintesi su temi affini a questo. Oggi non avrò questa mira: niente “poesie” o nodosi grumi retorici. Oggi tante parole spontanee, aderenti a quel linguaggio chiamato italiano, oggi la vedo in modo molto semplice, quasi senza neologismi. Proporrò la mia soggettiva idea di struttura, auspicando questa sia buono spunto di riflessione. Rimarrete stupidi da quanto è breve.

-Tutto è Struttura-

Ohhh ! Finalmente l’ho detto. Ogni essere vivente vive nello spazio, nel tempo e nello spirito, sempre e costantemente immerso nella “struttura”. Non credo agli spezzamenti semantici operati dai più virtuosi dizionari: per come nasce il termine, struttura è tutto ciò materiale o immateriale che permette alle cose di essere trattate.
A questo primo punto già nascono quesiti complessi: le cose nascono già con una struttura? Siamo noi che diamo una struttura alle cose? Siamo noi che cerchiamo di dare una struttura al nostro modo di dare struttura? Siamo noi che cerchiamo di 2-strutturare la 1-struttura con cui comprendiamo le 0-strutture(quelle al primario stadio, ovvero quello FORSE insito alle cose)? ………………..
…….. Siamo noi che n-strutturiamo ricorsivamente le (n-1)-strutture, fino ad arrivare alla strutturazione della (n-n)-struttura, ovvero della 0-struttura ?

Non credo di essere stato chiaro, proprio per questo rimando al mio ingenuo articolo “Pensare al Pensiero”, per entrare con semplicità e piacere saggistico nei problemi della definibilità. Questa volta però vorrei fare esplodere quell’involucro di acciaio che protegge le cose indefinibili, concedendo ai più audaci di non perdersi nella speculazione misticamente profonda, atta a condurre il mondo verso un tutto-caotico e incontrollabile. Vorrei evitare questo perchè proprio questo è il modo migliore per arrivare a confondere la vita con la morte.
La struttura è qualcosa che può essere definito solo mediante il ricorso all’infinito. E’ un concetto che ricorre a se stesso per spiegarsi, (NB:non per comprendersi, non ha intelligenza propria), per tanto esiste a meno del modo di sentire, e si presta come oggetto di razionale riflessione se e solo se ammettiamo l’esistenza di una 0-struttura delle cose. Io credo che la 0-struttura di ogni cosa esista, filosofi estremamente eruditi,dopo Platone, la chiamavano Forma. Ora, se questa 0-struttura sia conoscibile o se non lo sia non importa. In realtà importa solo il fatto che esista, perchè le (n) strutture attraverso le quali viene filtrata ne urlano l’esistenza.
Scendendo dal pero dell’astrazione, ritengo gli uomini si possano dividere in poche categorie:

  1. – chi ritiene che la 0-struttura sia predeterminata e totalmente conoscibile
  2. – chi ritiene che la 0-struttura sia determinata dalle (n) filtranti e del tutto inconoscibile

Ecco, sulla parola “predeterminata” si potrebbe aprire una varco agghiacciante: spiritelli, religioni, folletti vari… talvolta è necessario credere a ciò che si vuole credere. Oltre: non escludo che credere alle cose le renda vere di per sè! Ma che bello… giuro che non lo escludo!  In merito alla parola “inconoscibile”, non c’è quasi nulla da dire, se non che le (n) filtranti  possono invece essere conosciute,talvolta a fondo, e questo è meraviglioso oltre ogni limite.

Credo la mia posizione sia molto chiara: io mi colloco nella seconda categoria, ma ho maturato questa consapevolezza solo a tardo punto della vita. Buona parte del male  ritengo derivi dal non capire che esistono queste due categorie. Il mio male deriva dal fatto di aver preteso di entrare nella prima, senza accettare di essere nato nella seconda.
Facendo un esempio concreto: l’adolescente. L’adolescenza è l’esempio più bello di oscillazione tra le 2 due categorie. La famosa “crisi” dell’adolescente, stando anche a quanto buona parte dell’attuale letteratura psichiatrica afferma, non è altro che il rifiuto dell’imposizione di una struttura. L’adolescenza non è altro che la pulita destrutturazione della vita. Io l’ho vissuta così. Così ho iniziato a maturare la mia scarsa definizione di struttura, così ho compreso che per distruggere una struttura è necessario conoscerla. Conoscendola ho poi scoperto che la struttura non è unica: ogni struttura deriva da qualche altra struttura. Iterando il ragionamento è emerso ciò che ho detto all’ inizio, la necessità dei numeri per una numerazione delle strutture (n- struttura,…,0-struttura), oltre, la necessità addirittura di una struttura per i numeri con cui numerare la struttura/e (aritmetica), oltre, la necessità di una struttura per il linguaggio (“aritmetica” è parola parte di un linguaggio), alfabeto, lettere e regole di scrittura, regole di struttura.
Per questo ho tanta pena e sento fatica a parlare di struttura, il senso di ricorsione è qualcosa che se non capito e accettato porta al disorientamento più totale.
Ritengo esista un imprescindibile annidamento di strutture dentro strutture, dalla matematica alla sociologia, dalla coltivazione del riso alle missioni su marte, dall’amore all’olfatto. Ogni cosa vive sovrumanamente entro un sistema che risponde agli stimoli, profondamente affetto da struttura. Ogni tentativo di destrutturazione null’altro è se non il tentativo (spesso di successo) di sovrascrivere una nuova struttura all’esistente. E’ errore associare  la parola libertà o la negazione della stessa alla parola struttura, io sono convinto che i due termini vadano dissociati, e che  ogni forma di progresso non possa prescindere da tale Potente Dissociazione.

L’anarchia è struttura

L’arte è struttura

Il disordine è struttura, infatti “disordine” è una parola che non ha senso
La religione è struttura
Il sentiero di montagna è struttura
La scienza è “acclamata” struttura
Un fiocco di neve è struttura
Una valanga è struttura
Ogni persona è struttura
purtroppo anche il pensiero come soggetto è spesso pura struttura, o strutturato!!!

Conclusioni

Scusandomi per la mancata chiarezza, riproporrò in futuro grassi approfondimenti per ciascuna fraintendibile parola usata nel paragrafo “nocciolo”. Ma il blog non è la sede giusta. Chiunque rintracci nelle mie parole schiette eco di filosofie anteriori me lo segnali e mi renderà molto contento.E’ segno di imbecillità ripetere cose già dette, ma di “furbizia” rimescolarle un poco.
La mia sintesi è che

-tutto è struttura-

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