Sè-mentimenti

Sè-mentimenti

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Ciao Io,

sei dismesso stasera. Ti  sento lontano, non ti sento. Sarebbe consueto gioco dirti che ti sei perso, che non ti ami a sufficienza per ritrovarti, ma è ora di diventare un Io grande, la retorica la destiniamo agli adolescenti. Non ti sto chiedendo di  ritornare con le tue gambe, nemmeno io starei con me stesso potendo scegliere, non sto avanzando richieste, sono fittizie queste chiacchiere, vezzo mio.

Vorrei  solo ascoltarti, non ho l’arroganza di capirti, ma se tornassi ti  darei una casa migliore, degli abiti nuovi e non ripeterò l’errore di non ascoltarti. All’inizio, che è la fine siccome tutto è circolare, non riusciamo a stare l’uno senza l’altro. Non siamo complementari, le mezze mele dell’esistenza, ma siamo proprio due mondi sovrapposti, che gareggiano tra loro per rifiutare al meglio l’altro. Ma il rifiuto purtroppo è accettazione e l’accettazione è rifiuto, mentre rifiuti una cosa automaticamente accetti quella di fianco: il vuoto non esiste, è solo assenza, una condizione antiumana.

Così è perfetto questo tranello, perché c’è un me che non sei tu e un io che non è “me”, eppure esiste, vive, respira e palpita spesso a  ritmi sfrenati. E  quelle cose che chiamo esperienza, ultimamente anche fenomeni, continuano a  ripetersi  apparentemente diverse ma immensamente simili a se stesse. Anche l’abbandono, non è abbandono, è unione con qualcosa d’altro. Mi verrebbe da affermare che rifiutare, abbandonare, rompere e tante parole affini, non sono fruibili e tanto meno funzionali  alla vita, o al recupero della nostra travagliata relazione. Io.

E un po’ ancora provo piacere a masticare l’assurdo, perché rompere significa costruire rotture e  talvolta le rotture ci permettono di tenere compatto  qualcosa che diversamente sarebbe affetto da repulsione. Anche riempire vuol dire vuotare, così come aggiungere significa togliere. La connotazione  la diamo solo per dialogare, per tentare spesso di  pilotare emotivamente un dialogo. Ma chi ti ascolta, che sia tu o che sia un altro, non può essere pilotato da nulla, il controllo è l’illusione più subdola dietro cui l’individuo si ripara.

Nel recente folleggiante periodo mi sono smarrito riflettendo su quelle cose che le persone chiamano sentimenti. Un’attività da blogger 14enne in piena tempesta ormonale? No… sono un po’ più anziano, anche se non troppo. Ma adoro  parlare coì bimbi, con le persone apparentemente più giovani di me e con quelle più vecchie, apparentemente più vecchie di me.

“La vita mi ha insegnato che…”, un corno. La vita non  insegna nulla e ancora più folle di me chi crede che essa sia un docente, ancora peggio, che il tempo sia un docente.  Ho sentito  stuoli di persone blaterare e promuovere una “corretta gestione emotiva”, si parla di alfabetizzazione emotiva per i bimbi. Cataste di  persone che chiedono: “come stai? Ascoltati…lavora su di te, vediti, accettati, infine amati” (la messa è finita andate in pace!). Confesso che ne sono rimasto strabiliato!  Se qualcuno  ha un attacco di panico è meglio “aiutarlo” a gestire l’emozione piuttosto che lasciarlo soffocare: la vita è un dono. Ma il dramma del controllo, chiamato  gestione, rielaborazione, talvolta addirittura “ascolto”, (quale azione sacrilega!), è proprio quello di rendere impotenti, se fatto in un certo modo impedisce il contatto reciproco tra i termini di quella sommatoria di fenomeni e manifestazioni che è il sistema uomo e il suo Io, sinonimicamente temperamento, corpo e comportamento o sé e rappresentazioni del sé o relazioni interne, materia e relazioni esterne,(ognuno trovi il proprio linguaggio quaggiù) . Da un certo punto di vista, intuisco i motivi della tua fuga, Io.

Torniamo ai sentimenti: i computer li provano?

Mah… forse si, si dice abbiano un’anima anche gli elettroni, ma non è interessante, perché non li possono manifestare: non hanno un corpo vivente. Quello che vedo, e forse mi apparterrà è che la sindrome del Controllo ha indotto buona parte dell’umanità a non Sentire. Non intendo sentire coi sensi, trasdurre in impulsi più o meno intelligibili delle sensazioni, ma prendere fuoco amando, o odiando.  Questa  freddezza prende anche il nome di maturità o spirito di autoconservazione. Cazzate.

Introduco qui una parola romantica e bellissima: I sentimenti sono stati soppiantati dai Sé-mentimenti. I più bravi a raccontarsela sono proprio quelli che non se la raccontano perché “la vivono già raccontata”. Sono i Guru che non giudicano perché hanno già giudicato così profondamente e intrinsecamente da rendere vana ogni ulteriore esplicazione di giudizio.

Sentimento: Coscienza tangibile dell’esistenza di qualche cosa nel sé, accettazione  interna  della sua natura energetica e fenomenologica, in potenza sconvolgente, nella totalità della sua poietica.

Sé-mentimento: Conoscenza della possibilità di costruire qualche cosa nel sé, controllo  della sua natura energetica e fenomenologica, contenimento  della poietica.



Affermavo, in una fase arcaica degli  studi:

“Per  emozionarsi è necessario non avere la minima idea di cosa emozione sia,

per innamorarsi  non sapere cosa amore sia

per provare passione  dimenticarsi il significato del termine

per  comunicare, ogni tanto,  scordare tutte le Parole”

Quindi parliamo di gestione emotiva: “e vivitela quella emozione, mica ti mangia, ci stai su e dopo un po’ passa!!”, “vedi la questione in un modo alternativo, cambia il punto di vista”. Tanto si adottano teorie che vedono il cranio come una Cpu, anzi una Alu direttamente, basta portare il tuo prossimo a mettere a posto quei due filini, ad avere una gestione potente del Sé e dell’altro da Sé. E la  cosa assurdamente bella è che  chi impara a gestirsi poi sta sempre “bene”, o ha la ricetta magica per tollerare la sofferenza.  E’ bellissimo fare due o duecentomila saldature elettromeccaniche alla black box cervello ed essere sempre Felici e Consapevoli, alla radice anche la sofferenza glissa in Consapevolezza e il coniglio esce dal cappello.

Il dramma è che si perdono completamente le nozioni di Valore, di verità, di giusto e di sbagliato, di bene e di male, di felicità. Ma tale perdita non è una perdita, è un guadagno, perché tutto può essere costruito  adattivamente e aritmeticamente, anche se chi si occupa di queste cose non conosce l’aritmetica.

E la macchina del diavolo è tagliandata: i fenomeni  diventano puramente interiori, le interpretazioni non sono più tali perché saranno proprio la realtà(scriverò un articolo apposito su questo tema). Sempre felici e innamorati: il Sé-mentimento.

Concludo con una riflessione sintetica, ma non leggerissima, che farà un po’ da collante tra  Nullantropia, Mesantropia e  Omniantropia:

 

Incendiati !

Non imparare a Gestire le  emozioni,

ma insegna loro il modo migliore di gestirti.

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