Carnevalescenza
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Dolce struttura di flemma pervasa
Svasatamente la scanalatura
Non contemplavi d’empir nella casa
Che Dio impose di fìnestre oscura
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E gente stolta consumerà il sale
Tanto il convivio ne avrà a risentire
Fagocitando il pensiero mortale
Ch’a carnevale ogni senno trasale
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Esala piano, l’immondo ospite
Lo zelo freddo d’offrire ostriche
D’aver di perle così fatto scempio
Non poter porle ai saggi del tempio
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Fermi a mirare le chiuse finestre
Scudo alla stanza e alle genti meste
Cui la presenza destava sospetto
Che senza senno ivi sia bell’oggetto
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Tutti a parole saran pescatori
E il dì che segue usciran dalla villa
Pieni di fame per crudi tesori
Immascherati seguaci di Scilla
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Per divorare chi naviga e spera
Ch’il sale in acqua mai voglia finire
Chì che invitato al convivio non era
(e) chiese alle stelle di non scomparire.